Il mare, il grande fiume, la pianura, l’Appennino questi i suoi confini. Già sufficienti a raccontare di differenze. Ma non basta. Altre differenze, sembra definiscono il carattere dei suoi abitanti: si dicono gli emiliani più paciosi, si dicono i romagnoli più fumantini.
C’è comunque una cosa che li accomuna entrambi, la cultura della buona tavola che nasce e trae ispirazione dalla variegata mappa dei prodotti gastronomici, una varietà così composta e ricca che non trova riscontro in nessun altra regione d’Italia. Cultura antica e diffusa della lavorazione del maiale, qualità degli ortaggi e della frutta, mercati del pesce fra i più famosi d’Italia.
Emiliani o romagnoli che siano, la farina si intride con le uova, si “tira” la sfoglia, il grande cerchio si stende, si arrotola, si taglia, si piega, si chiude, e nascono paste fresche ripiene, asciutte, in brodo, quadrate, a mezzaluna, farcite, riempite, ispirate all’ombelico di Venere.
Comprimario di tanta abilità e gusto è il Parmigiano Reggiano, grande, famoso, internazionale. Imitato, inimitabile. Legata all’astuzia contadina arriva dalle colline la tradizione di fossa di Sogliano. Formaggi pecorini scendono dall’Appennino. Dalla Romagna, robiole e squacquerone per morbide unioni con le piadine.