Scendeva Annibale dalle Alpi, era il 23 settembre del 218 a.C., andava verso Roma. Si fermò a Susa (altri dicono a Taurasia – Torino) ma non fu tappa di strategia militare; si fermò per rifocillare il suo esercito con le “tome”.
La produzione del latte piemontese, però, è ben più antica: fu introdotta da popolazioni indoeuropee che qui migrarono intorno al 5000 a.C.; arrivarono con le loro mandrie di bovini e con la conoscenza della lavorazione del latte.
La tradizione continua: dalla A alla Z, da Acceglio a Zufi, passando per Brus, Castelmagno, Murazzano, Raschera, Seirass e via andare e solo per dirne alcuni; c’è bisogno di tutto un alfabeto per declinare i tanti formaggi del Piemonte.
Formaggi caprini e vaccini, duri, molli, freschi e stagionati, ricotte e tome, molti da razze autoctone, molti conosciuti ma non meno interessanti: complessivamente circa 30 varietà principali. Se è vero, come è vero, che l’80% circa dell’intera produzione italiana di formaggi proviene dalle regioni montuose, l’arte casearia italiana ha la sua massima punta creativa nella produzione del Piemonte.
Una produzione diversificata e variegata che segue il territorio e lo disegna sottolineandone le differenze.Dalle impervie valli alpine alle Serre, alle Langhe, alle Colline, giù gù fino alle risaie di pianura. Dalle nevi alle nebbie, tutte le province sono presenti con le loro caratteristiche geografiche, storiche, con le loro tradizioni e con i prodotti che fanno grande questa gastronomia. I formaggi sono la base delle popolari fondute, si sposano ai risotti, si liquefano dolcemente sugli gnocchetti, si mescolano ai ripieni delle paste fresche, si sfilettano in foglie leggere sui carpacci, sono da soli pietanza, si assaporano con vini sublimi, sono dessert. Non c’è limite alla creatività dei possibili abbinamenti.