La Sicilia è un isola, ma nel suo piccolo è quasi un continente. C’è tutto: mare, gruppi montuosi, arcipelaghi, altopiani riarsi, canyon scavati dai fiumi, coste alte, coste sabbiose, vulcani attivi e spenti, pianure fertili.
Così tanta varietà naturale si accompagna a uguale varietà culturale. Ponte fra l’Europa e l’Africa, ha accolto le diverse identità del Mediterraneo, ha assimilato, si è trasformata. Ha dato, ha ricevuto. Bella per la bellezza interiore e per le sue diversità. Il clima le ha affidato il destino di granaio dell’Impero, e poi il giardino arabo, ora sta affermandosi come uno dei grandi vigneti del mondo. Comunque, terra di grandi latifondi dove il grano era la produzione predominante.
I pascoli erano e sono pochi, la pastorizia e l’allevamento scarsi. Ma di tradizione antica. Fu pecorino miscelato a vino, il cibo offerto a Polifemo. Tuma, Canestrato, cambiano i nomi ma sono tutti pecorini, come il Piacentinu che si aromatizza con lo zafferano selvatico. E la ricotta, eccelsa! Fino a pochi anni fa, i pastori la vendevano di casa in casa, portata al mattino in piccole fuscelle: fresca, infornata, secca è componenet irrinunciabile di primi e di dolci, uno per tutti i cannoli alla siciliana. Di latte vaccino è invece il Caciocavallo ragusano che condisce la pasta ‘ncasciata.